lunedì 14 novembre 2011

Berlusconi, dimissioni...il Videomessaggio, corsi e ricorsi- la storia attraverso i video, parte 1

Questo intervento è debitore in un certo modo a Silvio Berlusconi che, nel corso del suo ultimo, estremo, esausto videomessaggio ha lui stesso ricordato il primo, fortunato, messaggio a reti unificate della discesa in campo.

 

Allora proviamo a ricordare questo ventennio- che sottile brivido pronunciare questa parola che evoca altre epoche e ben altri lutti e ben altre tragedie.
Ricorderete- l'italia è il paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze e i miei orizzonti, qui ho imparato da mio padre e dalla vita il mio mestiere di imprenditore, qui ho appreso la passione per la libertà. 

1994, l'Italia che pareva volere riprendere in mano il suo destino, che, con Tangentopoli, con l'appoggio incondizionato che essa per qualche tempo ricevette dalla ggente (Curzi docet), dall'intellighenzia e dai media, provava a riprendere il proprio percorso di crescita civile e politica, libera dai lacci imposti dalla situazione internazionale bloccata dalla guerra fredda. Il crollo dei partiti (che, occorrerà forse ricordarlo, più che a Di Pietro, fu imputabile, essenzialmente, a loro stessi che, protetti da Yalta, non ebbero né la volontà né la capacità di operare una rigenerazione dall'interno) lasciava un vuoto che pareva dovesse essere in gran parte raccolto dalla gioiosa macchina da guerra dell'ex PCI.
In quest'Italia degli anni '90, il simpatico tycoon si inseriva col suo partito nuovo di zecca frutto, in egual misura, dei tecnici di publitalia e dei savi consigli di quella classe dirigente in fuga.
Guardatelo attentamente, ciò che serve é tutto là-


La comunicazione diveniva proprio con Silvio Berlusconi LA caratteristica della politica e poco a poco, a piccoli passi ed a piccoli strappi, essa finiva per prendere il sopravvento sul messaggio, sul contenuto.
La fine delle ideologie, o meglio, di un sistema basato su partiti dotati di piattaforme ideologiche, ovverosia di paradigmi interpretativi della realtà e di progettualità omogenee volte ad aggregare e dirigere parti della popolazione, lasciava il posto alla politica dei sondaggi. E da lì il passo al populismo, inteso quale stravolgimento fattuale delle regole democratiche, in una visione schiacciata e incapace di ampie progettualità, era brevissimo. Guardate questo spot d'epoca.


Terminata in fretta, e male, l'esperienza berlusconiana di governo 1994-1995, la sinistra, con Prodi, mite ma gagliardo professore di area democristiana, andava al governo per la prima volta consacrata da voti e regole elettorali favorevoli. Una vittoria di Pirro però. Poiché, nonostante essa procedesse ad occupare ministeri, enti ed aziende, restava succube dell'emergere e dell'imporsi del berlusconismo, inteso come cultura, e più ancora, morale dominante.

In questi anni si radica sempre più Berlusconi e la sua proposta culturale e politica. 
Non solo, si libera sempre più audacemente da resistenze e pudori. 
L'eguaglianza e la giustizia sociale si fanno sempre più radi nel discorso pubblico di Berlusconi. 
La condanna della vecchia classe dirigente, poco a poco, si trasfigura nella sua riabilitazione. A rovescio va per la giustizia e il potere giudiziario: essi divengono, mano a mano che si procede al disvelamento dei peccati e peccatucci di Berlusconi, i nemici. Il cancro nel corpo sano della patria.
L'idea che sia non solo possibile, ma auspicabile, recepire e raccogliere gli umori più basici del paese- la pancia- ed in base ad essi elaborare proposte capaci di raccoglierne il consenso si fa strada prepotentemente. Guardate questo spot. 
Come non riconoscere nelle voci e nei volti di queste giovani ragazze, di queste madri, semplici interpreti di moduli di rilevazione volti ad indagare le paure e le preoccupazioni degli italiani?



E' nel 2001 che questo particolarissimo sogno italiano rappresentato da Berlusconi raggiunge quasi la perfezione. E' del 2001 che si compie il congiungimento tra esso, pubblicità e politica. I soddisfacenti ed onesti anni del centrosinistra non possono reggere il confronto. 

Che è, in fondo, l'entrata nell'euro se la si compara all'amore difficile di un ragazzo e una ragazza, divisi dallo stretto di messina, che il ponte farà trionfare?
Che è, in fondo, l'abbattimento del debito pubblico, se lo si compara al poliziotto di quartiere, che garantirà la sicurezza, tangibilmente, così messa a repentaglio dal governo dei comunisti?
Che sono, in fondo, gli ottimi risultati delle variabili macroeconomiche, di fronte al sorriso, a colori caldissimi, di Berlusconi che promette pensioni più dignitose?

Esatto, sto parlando del contratto con gli Italiani.


Forse in questo momento Berlusconi tocca il momento più alto del consenso. La maggioranza degli italiani gli è compattamente dietro, inebriata, persuasa che con lui possa infine realizzarsi quella promessa di felicità collettiva che si porta dietro. 
Sembra paradossale, perché per un altro decennio egli sarà protagonista, forse ancora più assoluto.
Ma nel 2001 e negli anni a seguire il Presidente può contare non solo sui voti, ma sulla fiducia, forse anche sull'amore dei suoi elettori. 

Dopo sarà qualcosa di totalmente diverso.
Poco a poco tante scelte sbagliate, tantissime, cominciano ad incrinare la magia. 
La partecipazione alle guerre in Afganistan ed Iraq, che cozzano contro le sensibilità dell'elettorato italiano, e pure degli stessi interessi strategici del paese. Politiche economiche scellerate.
Naturalmente- il conflitto di interessi che pesa come un macigno ed al suo altare si consacrano provvedimenti, leggi e regolamentazioni ad personam.
Infine giunge la crisi economica che impatta violentemente sul paese rivelanolo, d'un tratto, fragile ed indebolito. 

FINE PRIMA PARTE
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